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Il tarassaco (Taraxacum officinale) è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Asteracee. È originario di tutto l’emisfero settentrionale, e cresce comunemente nei prati, nei campi erbosi, ai margini dei sentieri, nei terreni incolti e nei boschi fino a circa 2000 metri, tanto da essere considerato una pianta infestante.
Si conoscono numerose sottospecie e varietà di tarassaco, ma la più rinomata è proprio il Taraxacum officinale. Il nome taraxacum deriva dal greco tarasso, ovvero “sanare”, “guarire”, in riferimento alle proprietà curative della pianta, mentre officinale fa riferimento proprio all’utilizzo che sin dall’antichità viene fatto delle radici e foglie di tarassaco in virtù del loro potere medicamentoso.
Il tarassaco è conosciuto con diversi nomi, tra cui “dente di leone” per via dell’aspetto delle foglie, “soffione”, “capo di frate”, ed in alcuni dialetti “piscialetto” o “pissenlit” in francese, probabilmente in riferimento alle sue proprietà diuretiche; non a caso questa pianta è uno dei rimedi più noti della medicina popolare.
Il tarassaco è una pianta erbacea perenne, tra le prime Asteraceae a fiorire in primavera. Possiede una robusta radice fittonante e fusti glabri e lattiginosi che raggiungono un’altezza di 30-40 cm. Le foglie del tarassaco sono semplici ed oblunghe, e si differenziano da quelle delle altre Asteraceae per il margine dentellato (da cui deriva il nome dente di leone) che le accomuna alle piante della famiglia dei cardi.
Al termine dei fusti si trovano i fiori, di colore giallo-dorato intenso, ligulati, che si inseriscono in un talamo evidente e sono riuniti in capolini, i quali a loro volta racchiudono centinaia di fiorellini chiamati flosculi: i capolini si chiudono al tramonto e si riaprono al sorgere del sole. I fiori si trasformano in un’infruttescenza costituita da un globo piumoso, il cosiddetto “soffione”.
Come abbiamo detto il tarassaco cresce spontaneo in tutto l’emisfero settentrionale, dunque anche in Italia e nella zona Mediterranea, grazie al clima temperato. Normalmente lo si può trovare in prati, campi e zone pianeggianti, sino ad un’altezza di 2000 mt, ed anche se cresce dovunque, tanto da essere considerato una pianta “infestante”, predilige le zone soleggiate o leggermente ombreggiate ed i terreni umidi.
La pianta del tarassaco cresce spontanea in molte zone d’Italia e del mondo: è molto simile alla cicoria ma può essere riconosciuto per la forma delle foglie, oblunghe e dentellate, per i fiori di colore giallo intenso. Se si vuole raccogliere il tarassaco è però importante seguire le buone pratiche di raccolta delle erbe spontanee commestibili (come ad esempio la genziana e la malva): sarà necessario quindi raccoglierle nel loro periodo balsamico, prediligere luoghi non inquinati e raccogliere solo il necessario, evitando di raccogliere solo le foglie e sprecarne così le radici.
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Le prime notizie dell’utilizzo del tarassaco ci giungono dai testi di medicina araba del X e XI secolo, che riportavano testimonianze circa le proprietà digestive, toniche, depurative del sangue e del fegato e diuretiche della pianta. Sin da tempi antichissimi il tarassaco è stato infatti largamente utilizzato come rimedio officinale e nella farmacopea, tanto che la terapia a base di radici e foglie di tarassaco viene detta “tarassacoterapia”.
Oltre ad essere uno dei rimedi più noti della tradizione popolare, il tarassaco è utilizzato anche come alimento, data la sua abbondanza nei campi e nei prati dove cresce spontaneo. Vediamo gli utilizzi principali del tarassaco e quando assumerlo per i suoi benefici e proprietà.
Il tarassaco viene da tempo immemore consumato come alimento: grazie ai suoi valori nutrizionali garantisce un importante apporto di fibre solubili, antiossidanti, flavonoidi, potassio, magnesio e fitosteroli.
Le foglie giovani di tarassaco possono essere consumate crude o cotte, impiegate per delle insalate primaverili depurative, in frittate o pesti per condire la pasta, magari speziati con del timo o della santoreggia. In Liguria viene utilizzato per il ripieno dei pansoti, una pasta tipica, assieme ad altre verdure. Le foglie possono essere cotte al vapore (o bollite, sebbene perderanno molti dei principi attivi in acqua) ed utilizzate come contorno.
Nella tradizione popolare i boccioli floreali venivano messi sottaceto ed utilizzati in modo simile ai capperi, o caramellati con zucchero; sono inoltre spesso preparati fritti in pastella, utilizzati nella preparazione di uno sciroppo di tarassaco erroneamente detto “miele di tarassaco”, ma possono essere anche consumati crudi o utilizzati per decorare dolci e torte.
Oltre ad essere utilizzate nella preparazione dell’infuso, le radici di tarassaco tostate e macinate vengono utilizzate per realizzare una bevanda surrogato del caffè. Il tarassaco è inoltre molto importante nell’apicoltura, in quanto fornisce alle api polline e nettare per la produzione dell’ottimo miele di tarassaco.
Il tarassaco è uno dei rimedi erboristici più validi ed impiegati nella tradizione popolare, in particolare per l’effetto diuretico e di disintossicazione e purificazione del fegato. Se ne utilizzano principalmente le radici, e talvolta le foglie: l’infuso di radici di tarassaco viene utilizzato, oltre che per depurare il fegato e favorire la diuresi, per contrastare la febbre, per alleviare i dolori reumatici, per disappetenza e disturbi dispeptici, per stimolare la funzionalità dell’intestino e aumentare la sintesi della bile, grazie alla sua azione come epatico e biliare.
Oltre all’infuso in erboristeria si utilizza il decotto, la tintura madre o anche le compresse come rimedio per i diversi disturbi. Nei prossimi paragrafi esploreremo in dettaglio le proprietà ed i benefici del tarassaco e come utilizzarlo come rimedio erboristico.
Il tarassaco presenta, all’interno delle sue foglie ed in particolare nelle radici, un vasto assortimento di composti farmacologicamente attivi, che conferiscono alla pianta numerose proprietà e benefici. In particolare i più rilevanti sono:
Vediamo insieme quali sono le proprietà più importanti del tarassaco e come viene impiegato in erboristeria e nella farmacopea.
Al tarassaco vengono associate diverse proprietà e benefici, che fanno di questa pianta uno dei fitorimedi più apprezzati al mondo. Il tarassaco è infatti un ottimo digestivo, tonico, depurativo del sangue e del fegato, diuretico, antisettico ed antinfiammatorio, apprezzato per le proprietà colagoghe e coleretiche.
In erboristeria se ne utilizzano principalmente le radici, dove sono concentrati i principi attivi, da cui si può ottenere un infuso, tintura madre, ma anche delle compresse che possono essere assunte in caso di diversi disturbi.
Gli organi e zone sui quali il tarassaco ha un’azione benefica sono principalmente:
In particolare, il tarassaco si è dimostrato efficace come:
Come abbiamo visto il tarassaco possiede numerose proprietà benefiche, in particolare per fegato, vescica biliare, intestino e pancreas. In erboristeria il tarassaco viene principalmente utilizzato per:
Sono in molti a chiedersi come consumare il tarassaco. Abbiamo visto come della pianta si utilizzino principalmente:
In cucina se ne utilizzano principalmente i fiori e le foglie, che possono essere mangiate crude se tenere, o cotte, a vapore o leggermente bollite in acqua salata e poi ripassate in padella. I fiori possono invece essere mangiati crudi, sott’aceto o fritti in pastella.
Le foglie di tarassaco vanno raccolte in primavera, quando sono nel loro periodo balsamico e presentano la maggiore concentrazione dei principi attivi. È importante raccoglierle in luoghi poco inquinati, e raccogliere quanto basta per il proprio consumo personale, in modo da non intaccare la specie. Una volta raccolte devono essere lavate ed asciugate, e successivamente possono essere consumate oppure essiccate o macerate. Le foglie del tarassaco hanno un sapore amarognolo in grado di dare profondità ed intensità a insalate, pesti di verdure e ripieni.
Anche le radici di tarassaco, possono essere mangiate, sebbene siano piuttosto amare: il loro utilizzo principale è quello erboristico. Il periodo balsamico delle radici è l’autunno: dopo essere state raccolte queste vanno essiccate e poi possono essere impiegate nella preparazione dell’infuso di tarassaco, noto rimedio naturale per diversi disturbi, o del caffè di tarassaco o yannoh, uno dei più amati surrogati del caffè tradizionale, molto simile al caffè di cicoria.
Dalle radici di tarassaco si ricava anche la tintura madre o le compresse rivestite, entrambi assunti come rimedi erboristici.
L’infuso di tarassaco è molto semplice da realizzare e costituisce un ottimo tonico, ricostituente e digestivo, oltre che essere un diuretico, depurativo del fegato e del sangue, utile a contrastare i disturbi dispeptici.
Per prepararla si utilizza un cucchiaio di radici di tarassaco essiccate per una tazza d’acqua. Si porta l’acqua ad ebollizione e si lasciano in infusione le radici per circa 10 minuti, coperte, di modo da non disperdere i principi attivi.
La tintura madre di tarassaco può essere realizzata facilmente in casa utilizzando le radici essiccate della pianta.
Per prepararla bisogna mettere in un barattolino di vetro circa 100-150 g di radice di tarassaco e successivamente coprirli con della vodka. Le radici vanno lasciate in macerazione per 2 mesi, in un posto riparato da luce e calore, agitando il barattolo 1-2 volte a settimana.
Trascorsi i due mesi si può filtrare il tutto e trasferire il liquido in una bottiglietta scura con contagocce. La tintura madre può essere assunta in un bicchiere d’acqua, ed è benefica per contrastare i disturbi di cui abbiamo già parlato, ma anche per alleviare i sintomi della sbornia, il mal di testa e contrastare i problemi della pelle, allergie ed orticarie.
In caso di problemi digestivi, per sfruttare l’effetto diuretico, epato-biliare e depurativo del tarassaco si può assumere sia la tisana o decotto che la tintura madre.
Le dosi consigliate sono circa 3-6 grammi di radice di tarassaco al giorno in due-tre tazze d’acqua, oppure 40 gocce di tintura madre per 3 volte al giorno, preferibilmente dopo i pasti.
Per quanto riguarda l’alimento fresco non ci sono dosaggi consigliati, sebbene sia consigliabile non consumarne più di 250-300 grammi al giorno, avendo cura di alternarlo ad altra verdura.
Il tarassaco non ha particolari controindicazioni, a patto che non si presenti una particolare sensibilità o intolleranza alla famiglia delle Ateraceae e che se ne consumino le quantità raccomandate. Quando invece non deve essere assunto il tarassaco? La presenza di principi amari nel tarassaco potrebbe causare degli effetti collaterali e disturbi gastrici in coloro che soffrono di ulcera peptica, gastrite, reflusso gastroesofageo, ipercloridria o calcoli delle vie biliari.
Il tarassaco è inoltre controindicato in caso di occlusioni delle vie biliari e dell’ileo, ovvero in caso vi sia un blocco della funzionalità intestinale a livello di valvola ileo-cecale.
Come abbiamo detto, il tarassaco è uno dei più noti rimedi della medicina popolare, utilizzato nelle diverse tradizioni sin dall’antichità. Nella medicina tradizionale cinese viene impiegato il Taraxacum mongolicum, a cui vengono riconosciute proprietà antisettiche e antinfiamatorie, che ne hanno valso l’utilizzo nelle flogosi articolari. Successivamente anche il Taraxacum officinalis è stato utilizzato per gli stessi disturbi, con buoni risultati.
In medicina tradizionale il tarassaco è considerato un “messaggero del rinnovamento”, probabilmente per il suo colore giallo e la fioritura primaverile. Proprio il colore giallo, assieme al sapore amaro nella tradizione popolare sono associati all’uso epatico: la Dottrina delle Signature riteneva infatti che queste caratteristiche fossero assimilabili a quelle della bile.
Nel Rinascimento si sosteneva invece che la pianta fosse sotto il governo di Giove, il quale interviene per mettere ordine e pace tra i litigiosi dell’Olimpo, proprio come il tarassaco rimette ordine e pace nel corpo disintossicandolo e purificandolo.