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Avrete forse sentito questa parola: oolong oppure wu long. Sta ad indicare una categoria di tè che si colloca tra il verde e il nero secondo un principio di ossidazione delle foglie.
A seconda di quanto le foglie sono ossidate avviene la distinzione di famiglie di tè che tutti conosciamo. Il suo nome significa dragone nero, un diretto riferimento alla forma di alcuni oolong. In occidente si sono conosciuti perché spesso i media li presentano come tè dimagranti. Diremo solamente che esistono alcuni studi a riguardo e che sono consultabili sul sito pubmed.org. In ogni caso le loro proprietà non sembrano essere diverse da quelle di altri tè dovute come sempre al mix di caffeina e polifenoli. Una delle cose più interessanti degli oolong è che presentano un range molto amplio di possibilità. Incominciando dal fatto che tra 60% e 15% possono esistere molte gradazioni. Le nazioni che li producono sono come sempre varie (Cina e Taiwan su tutte), diverse sottocategorie che portano a tante piccole eccellenze: esistono per esempio gli Yan Cha o tè di roccia, provenienti da piante che affondano le loro radici nelle rocce, oppure i Dan Cong, tra i più delicati e costosi. Esistono anche gli oolong taiwanesi di alta montagna, che si caratterizzano per un gusto fresco, spesso con note di orchidea e quelli tostati come il Dong Ding, che un tempo erano più diffusi. In poche parole ce ne sono tanti, diversi e buoni. Questo è sicuramente uno dei motivi per i quali molti appassionati di tè hanno spesso una passione per questo genere. E adesso che ho fra le mani la mia tazza di Feng Huang Dan Cong, posso dire che sono d’accordo con loro.